Visite mediche sospese per consentire prestazioni sanitarie gratuite a favore delle fasce sociali più deboli: è l’iniziativa lanciata in occasione del primo Congresso nazionale benessere sanitario e sociale in memoria di Lilli Lorusso, nell’ambito della settima edizione delle Giornate Siciliane di Medicina Estetica.
«Abbiamo ideato, grazie anche alla collaborazione della segreteria dell’associazione – ha dichiarato Giovanni Alberti, medico estetico palermitano, ideatore dell’iniziativa –, un progetto che vuole imitare il caffè sospeso napoletano, pronti ad aiutare chi ha più bisogno sia con delle prestazioni gratuite da parte dei colleghi, sia con dei fondi dell’associazione per pagare accertamenti o visite particolari».
«Il concetto di medicina estetica si è evoluto – ha spiegato Eliana Lanza, medico estetico –, trattandosi di una vera e propria medicina del benessere a 360 gradi, sia per quanto riguarda l’aspetto fisico che psichico. Evitiamo di banalizzarla. È importante far capire al pubblico e ai pazienti quanto la medicina estetica sia in realtà una medicina sociale. Ma soprattutto abbiamo voluto trasmettere ai nostri colleghi l’importanza di essere sempre molto scientifici, altamente preparati per dare sempre il meglio ai nostri pazienti, come si è potuto evincere dalle relazioni tenute da colleghi esperti, anche in medicina rigenerativa».
Tra le iniziative dedicate alla medicina del benessere sociale e sanitario è presentato anche il protocollo Biodermogenesi, frutto dell’intuizione di un gruppo di ricercatori fiorentini, per il trattamento delle cicatrici di gravi ustioni. A dar testimonianza del trattamento e dei suoi risultati è stata Maria Antonietta Rositani, donna vittima di violenza da parte dell’ex marito che nel 2019 la cosparse di benzina e le diede fuoco, provocandole ustioni sul 75% del corpo.
«Un progetto – ha dichiarato Maurizio Busoni, ideatore e responsabile del progetto Rigeneraderma – nato per offrire una terapia gratuita a tutti coloro che hanno avuto traumi importanti, dalle donne e bambini vittime di violenza, a persone con delle cicatrici invalidanti che danno dolore cronico, penalizzandone la qualità della vita».
Articolo pubblicato su skinchannel.it
